In Grecia non si mangiava sempre allo stesso modo.
A Sparta, per esempio c’erano abitudini più sobrie, infatti durante il banchetto rituale delle feste Giacinzie, il kopis, non ci si abbandonava a fasti eccessivi ma veniva consumata carne di capra, un panino rotondo di farina, olio e miele e si offriva del formaggio. Il dolce era a base di fichi secchi, fave e fagioli freschi. (Ateneo, IV, 138 f).
A Tebe le cene erano poco eccentriche e si consumavano fagottini, minutaglia fritta, bianchetti, acciughe, salsicce, costolette e legumi passati.
In Magna Grecia invece Sibari era il simbolo dell’opulenza, come ci racconta Ateneo (XII, 15-21).
La gente comune aveva gusti semplici ma decisi: i pasti principali erano costituiti per lo più da arrosti di capra, pecora o maiale, accompagnati dal pane. La dieta, che solo con questi alimenti sarebbe stata molto proteica, era integrata con farine d’orzo prodotti caseari ricavati dal latte di capra, verdure, olive e fichi secchi. Non bisogna pensare però che la dieta fosse interamente di “terra”, perché essendo bagnata dal mare per gran parte del suo territorio, la Grecia ha anche una radicata tradizione nel consumo del pesce. Tonni, triglie, sgombri, pesce azzurro, polpi, calamari, crostacei e molluschi erano molto comuni e venivano cotti arrosto o in zuppa.
Scritti egiziani del II secolo d.C. tramandano descrizioni di banchetti greci di un fasto e di un’opulenza degni delle gesta degli eroi: numerose portate si susseguivano a partire dall’antipasto, chiamato “mezze” che divenne popolare nel III secolo d.C. e poteva includere un numero notevole di leccornie: tordi o usignoli arrosto, tartufi, bulbi di fiori commestibili, funghi, olive in salamoia, pesci in carpione o affumicati, molluschi e crostacei, formaggio, ceci e perfino merende un po’ più discutibili come uova di pavone, grilli e cavallette. A tutto questo poi facevano seguito gli arrosti di carne e di pesce, verdure, il tutto accompagnato dal vino greco.
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Noi ci rileggiamo presto.
Dott.ssa Claudia Fanciullo