Il pane al farro: sperimentazione fase 2

Abbiamo già parlato nel precedente articolo di come il farro fosse tra i cereali più antichi ed utilizzati nel mondo antico, in particolare ci siamo soffermati sulla panificazione dell’Antico Egitto analizzandone i meccanismi di lavorazione e ricreando una sorta di lievito madre totalmente al farro monococco che ha dato vita ad un pane molto rustico, tipico probabilmente, del gusto antico.

Grazie a quel lievito madre abbiamo anche provato ad aggiungere qualche altro cereale integrale all’impasto per vedere come potesse risultare, nel sapore e nell’aspetto, un pane che contenesse dei semi.

Il risultato sorprendente ha dato vita ad un prodotto molto profumato, croccante ma dalla mollica poco alveolata in quanto totalmente integrale. Ecco perché non riuscivamo a capacitarci del fatto che tutti i pani comperati fossero così alveolati pur essendo (come ci hanno detto) di farro: ovviamente utilizzano una miscela tra farina bianca 0 e integrale che noi non abbiamo usato per restare quantomeno fedeli almeno nel procedimento.

Lo stesso pane poi lo abbiamo modellato in due modi, panino e pagnotta, inciso, infornato e tagliato in fette da poter conservare ed utilizzare nelle nostre archeoricette.

A breve proveremo l’emozione di una cottura su pietra e vi faremo un resoconto sulle differenze e le alterazioni di sapore.

Intanto provate anche voi a sperimentare il lievito madre e le farine antiche e poi fateci sapere cosa ne pensate. Di seguito le foto delle varie fasi di lavorazione.

Buon pane a tutti.

Claudia di ArkeoGustus.

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