
Plinio il Vecchio nei suoi scritti ci racconta che nei mari settentrionali d’Europa esisteva un’isola chiamata Burcana o Isola delle Fave, chiamata così perché vi crescevano spontaneamente una grande quantità di questo legume.
Nell’antica Grecia venivano cotte ed offerte a Bacco e Mercurio per le anime dei morti.
Una credenza, quella che le legava all’aldilà, rafforzata soprattutto dal colore del loro fiore e stranamente in parte nero: petali bianchi che, secondo una leggenda, insieme allo stelo privo di nodi, sarebbero un mezzo di comunicazione con l’Ade, il mondo dei morti.
Pitagora addirittura proibì ai suoi discepoli di farne uso, perché era convinto che se mangiavano le fave, avrebbero fagocitato le anime dei morti.
A Roma, durante le festività Lemurie, si spargevano le fave per allontanare gli spiriti dei defunti: i Lemuri.
Ricetta: Carciofi alle fave
Questa ricetta è di origine greca, il suo nome moderno è anginares me koukia.
Ingredienti
- 6 carciofi
- 1kg di fave fresche
- 5 cipollotti
- 350g di olio
- 240g di aceto
- Sale e pepe
- Aneto
Pulire i carciofi privandoli delle foglie superficiali dure e spinose e dei gambi. Tagliarli a metà e pulire anche il cuore dalla parte pelosa. Per evitare l’ossidazione del carciofo è necessario strofinarci sopra del limone e immergerli immediatamente nell’acqua fredda.
Pulire le fave, lavare i cipollotti e tagliarli a fettine sottili e tritare una manciata di aneto.
Riscaldare l’olio in padella e cuocervi i cipollotti con l’aneto, l’aceto e due tazze di acqua.
Versare poi le fave e i carciofi ormai spurgati. Lasciate cuocere per bene per circa un’ora a fuoco medio e poi salare e pepare a piacere.
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Bibliografia
A. Ferrari, La cucina degli Dèi, Blu ed.
Apicio, De re coquinaria, V, VI, 4
Plinio il V., Naturalis Hist. IV, 97.
Ovidio, Fasti, V 435-40.