
Oggi parliamo del pane ma non del solito, scopriremo assieme come nasce la “frisella” nel concetto di recupero alimentare.
Da sempre il pane duro viene riutilizzato per svariate ricette, dalle polpette all’accompagnamento per gli intingoli, senza dimenticare le zuppe. Mai dare per scontato un alimento così prezioso.
Infatti le sue origini risalgono a circa il X sec. a.C., all’epoca della civiltà Fenicia, quando i mercanti durante le loro navigazioni erano soliti consumare ciambelle scure di grano ammorbidite con acqua di mare e insaporite con olio d’oliva.
Questa “ricetta” si accompagna bene al pesce naturalmente come le acciughe.
In passato una pagnotta si conservava per oltre una settimana, e gli eventuali avanzi non venivano gettati, ma fatti abbrustolire nei forni o sulla brace del camino. Al momento di essere consumati, questi tozzetti di pane erano inumiditi con una spruzzata d’acqua, e conditi con olio e verdure, oppure spolverati di zucchero.
Quindi dolce o salata la storia ci insegna che non si butta via niente.
ArkeoGustus vi suggerisce una ricetta della Costiera Amalfitana con pomodorini datterini gialli, basilico fresco, aglio o cipolla rossa di Tropea, alici marinate e gocce di colatura di alici di Cetara, come quando col garum, si valorizzava un piatto povero.
Dott. Ssa Claudia Fanciullo
Sitografia
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