
Correva l’anno 301 dopo Cristo, l’Impero romano si estendeva dalla Penisola iberica all’intero Nord Africa fino all’Asia Minore e, a nord, a Gallia e Britannia; dal 293 questa enorme estensione era retta in forma di tetrarchia, con una Pars Occidentalis ed una Pars Orientalis rette entrambe da un augusto e da un cesare.
A occidente Massimiano con Costanzo Cloro, ad Oriente lo stesso Diocleziano e Galerio tentavano di governare un territorio vastissimo e abitato da popolazioni non sempre così facilmente controllabili. Ed è proprio nel campo dei commerci che, negli anni di Diocleziano e della prima tertrarchia, si fece più forte la volontàdi riagganciare monete e prezzi delle merci e di colpire quanti cercassero di trarre illeciti guadagni da questi aumenti.
In questo contesto nacque il famoso Editto di Diocleziano. Perché ci interessa ai fini dello studio sulla gastronomia antica? Perché rappresenta una delle fonti più significative per lo studio dell’economia e della monetazione del periodo anche per quello che riguarda il mercato alimentare.
Ricostruito su 132 frammenti, l’editto, redatto il latino e greco, stabiliva i prezzi oltre i quali non era consentito andare in merito a numerosissime merci.
32 sezioni e le categorie merceologiche spaziavano dai generi alimentari (carni, granaglie, vino, birra, salsicce e altro) ai capi d’abbigliamento (calzari, mantelli, stoffe), fino alle spese di trasporto per i viaggi in mare e ai salari settimanali di numerose categorie di lavoratori.
L’editto di Diocleziano fissava un prezzo massimo di 10 denari per un cestino di 25 fichi, lo stesso prezzo di 10 pesche di prima scelta.
Il vino comune ha un prezzo limite di 16 denari ogni due sestari (circa un litro)ma il Falerno può arrivare a 60 denari;
Tre libbre di sardine un massimo di 48 denari, la stessa quantità di pesce di scoglio fino a 72 denari.
Dieci uova non più di 10 denari.
Questo metodo però favorì un ritorno al passato a causa dei problemi insorti proprio sui mercati che ricominciarono a prediligere il mercato nero.

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Bibliografia e sitografia
J.André, L’alimentazione e la cucina nell’Antica Roma, ed.Bus