L’uovo centenario

Flickr.com/LeeLeFever

L’uovo centenario, o uovo dei cent’anni, può essere considerato un vero e proprio rituale per conservare a lungo termine delle uova, grazie all’utilizzo di una tecnica molto antica, risalente al 1400 circa, alla cui scoperta sono connesse due teorie.

La prima prevede che durante questo periodo della storia cinese delle uova siano state inavvertitamente messe dentro un contenitore con argilla e calce. I proprietari decisero di assaggiarle, scoprendo così un nuovo metodo di conservazione delle uova.

La seconda teoria prevede che le uova, fossero deposte dalle anatre dentro le ceneri di una stufa in cui era stato gettato anche del tè.  

Forse non propriamente appetitoso nel suo aspetto, questo uovo di anatra (raramente vengono utilizzate anche uova di gallina o quaglia), viene preparato attraverso un particolare processo di fermentazione. L’uovo viene infatti lasciato per circa cento giorni in un composto di acqua, sale, carbone, e ossido di calcio.

In questo periodo il guscio viene dissolto dalla soluzione salina, l’albume si trasforma in una massa ambrata e gelatinosa, mentre il tuorlo assume una colorazione verde scuro che ricorda la muffa.

Questa tecnica è molto antica e si pratica da più di 5 mila anni. Di leggende sull’uovo dei cent’anni, però, se ne raccontano ancora tante: pare che il nome sia nato dallo stupore di alcuni antichi viaggiatori occidentali di passaggio in Cina che, attratti dalla curiosa specialità, ne hanno commentato l’odore esclamando: “Ma queste uova sono marce, devono avere almeno 100 anni!”.

Come si mangia? Col cucchiaino e freddo magari accompagnato da salse allo zenzero. Il sapore non è affatto pungente anzi risulta delicatissimo al palato.

Le uova come potete vedere, erano e sono un elemento fondamentale nell’alimentazione antica. Pensiamo agli Etruschi che le accompagnavano alle acciughe o le offrivano naturali agli ospiti come aperitivo e per riconoscenza e gratitudine. Le uova sono il simbolo della speranza, della rinascita e dell’abbondanza e allora con questa storia vi faccio i miei più grandi auguri, sicura che questo simbolo immortale possa accompagnarvi durante il vostro cammino.

A presto dalla vostra archeocuoca Claudia Fanciullo.

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