
Il banchetto per gli Etruschi era un vero e proprio rituale ed uno dei protagonisti della loro iconografia. Lo schema tipico di quest’ultimo rappresentava i commensali semi sdraiati sui letti conviviali (kline) col gomito sinistro appoggiato su uno o più cuscini. Animavano la scena dei servi indaffarati a portare i cibi più svariati o intenti alla mescita delle bevande.
La presenza della donna, adagiata accanto all’uomo rende evidente il ruolo della coppia maritale. Il motivo del banchetto aristocratico, derivato probabilmente dalla Grecia orientale, divenne tema d’obbligo sia nelle residenze dei nobili sia, successivamente, nell’arte funeraria.
Il banchetto aveva per questa antica popolazione un duplice significato. Il primo religioso, celebrato in occasione di una cerimonia funebre, atto a rendere partecipe il defunto in occasione del “saluto definitivo“, il secondo sociale, offerto come simbolo di appartenenza alla classe agiata. Un ruolo molto importante era detenuto dal “direttore di mensa” un equivalente del moderno direttore di sala, il quale si occupava del corretto andamento del pasto.
Nel probabile menù di questo banchetto principesco, non potevano mancare le uova, normalmente servite come antipasto, solitamente abbinate a preparazioni a base di cereali come zuppe e farinate.
Era poi la volta delle carni di solito arrostite, del sanguinaccio, i volatili (selvaggina di penna, oche e avicoli), la porchetta, i pesci d’acqua dolce, di mare e i molluschi.
L’ultima parte del banchetto era interamente dedicata ai dolci, frutta e torte a base di miele e formaggio . La bevanda principale era ovviamente il vino, arricchito con spezie, le quali stimolavano la digestione o per meglio dire, l’allegria. Eventi di questo tipo avevano un significato quasi esoterico, poiché servivano per avvicinare l’umano al divino attraverso la convivialità, questo tipo di allestimenti prevedevano infatti una sorta di rituale sacro.
Dott. Carlo Capponcini