Abu Simbel
Il Tempio è uno dei monumenti più famosi e importanti nella storia e nella cultura egizia sopratutto nell’epoca faraonica e questo straordinario monumento fu costruito 3000 anni fa circa. Si trova nella riva occidentale del lago di Nasser nella città di Assuan, ed è caratterizzato da 33 metri di altezza e 38 m di lunghezza.
Questo enorme tempio scolpito nella roccia marca il confine meridionale dell’antico impero egizio con la Nubia, ovvero il punto di massima espansione raggiunto durante il Nuovo Regno.
Gli storici e gli egittologi hanno fatto delle ricerche accurate in Egitto ed hanno scoperto che le quattro statue presenti all’entrata del tempio principale sono anche le più grandi sculture risalenti all’epoca faraonica egizia antica: attraverso la loro realizzazione si intendeva trasmettere il potere dei sovrani dell’Egitto su chiunque vi posasse lo sguardo e di fatto le grandi statue di Ramses e della sua sposa Nefertari, ancora oggi incutono una certa suggestione.
Il Tempio di Abu Simbel è costituito da due strutture: la prima è il grande tempio del faraone e misura 30 m di altezza e 33 m di lunghezza, la seconda è il più piccolo ed è dedicato a Nefertari.
Sappiamo che Abu Simbel fu riscoperta sotto le rovine nel 1813 dallo svizzero John Lewis Burckhardt quando le sabbie del deserto avevano ormai coperto quasi per intero la struttura, lasciando libere sulla sommità delle teste enormi: le statue presenti di fronte alla loro entrata. Dal 1909, quando la sabbia fu rimossa, questi templi gemelli divennero uno dei siti archeologici più popolari al mondo.
Una delle statue di Ramses è rimasta senza testa, infatti questa è crollata pochi anni dopo la costruzione del tempio a causa di un terremoto ed è rimasta ai piedi della statua. Nel crollo ha distrutto alcune delle statue più piccole che si trovavano nella terrazza del tempio, si tratta di rappresentazioni dello stesso faraone e del dio Horus (falco).
Sopra la porta di entrata del tempio in una nicchia scavata nella roccia, c’è la statua del dio falco unito al disco solare, la mano destra del dio poggia sullo scettro indicante trasformazione, mentre la sinistra poggia sull’immagine della dea Maat, dea della giustizia.
Questi due simboli uniti al disco solare si ritrovano nel cartiglio di incoronazione di Ramsete II, quindi il faraone voleva indicare che il tempio era dedicato sia al dio che a sé stesso. Ai lati della nicchia ci sono due altorilievi raffiguranti il faraone mentre fa offerta del simbolo della giustizia al dio.
L’entrata del tempio conduce alla grande sala dei pilastri, otto dei quali raffigurano il faraone con le sembianze di Osiride: si tratta di statue alte 11 metri. Nel soffitto ci sono disegni incompiuti che rappresentano la dea Mut, che protegge il tempio con le sue ali distese.
Chiunque abbia visitato questo patrimonio archeologico, sicuramente, sarà venuto a conoscenza del “miracolo del sole”, l`evento che succede due volte all`anno, la prima volta il 21 febbraio e la seconda volta il 21 ottobre durante il quale il sole tocca e copre le statue. Dopo lo spostamento del tempio non si è riuscito a replicare questo fenomeno che cominciò a verificarsi il 22 febbraio e il 22 ottobre.
Presenti all’interno 4 statue sedute che guardano verso l’entrata, che raffigurano Amon-Ra (dio del sole e padre degli dei), Ramses II e Ra (il falco con il disco solare), tranne l’ultima che invece resta nell’ombra: il dio Ptah, dio dell’oscuro e del mistero.
Anche il tempio dedicato a Nefertiti è importante perchè è l’unico tempio egizio dove una regina ha la stessa importanza del faraone, lo stesso Ramses lo ha fatto scrivere in una incisione nei rilievi della facciata.
Nel 1960 il presidente egiziano Nasser diede inizio ai lavori per la costruzione della grande Diga di Assuan, opera che prevedeva la formazione di un enorme bacino artificiale.
Tale grande progetto rischiava di cancellare numerose opere costruite dagli antichi egizi tra cui gli stessi templi di Abu Simbel ma grazie all’intervento dell’Unesco, ben 113 paesi si attivarono inviando uomini, denaro e tecnologia, per salvare il monumento che, quindi, fu spostato. I lavori durarono dal 1964 e il 1968 con l’impiego di oltre duemila uomini, guidati da un gruppo di esperti cavatori di marmo italiani provenienti da Carrara (MS) e Mazzano (BS), ed uno sforzo tecnologico senza precedenti nella storia dell’archeologia.